Il tribunale di Lecce, presieduto da Pietro Baffa con Maria Francesca Mariano e una giuria popolare, hanno sentenziato per Michele Aportone, il carcere a vita. Aportone è stato giudicato colpevole di omicidio volontario, di Silvano Nestola, un ex membro dei carabinieri, avvenuto la sera del 3 maggio 2021 a Copertino. La sentenza specifica le circostanze aggravanti di premeditazione e motivi vili e triviali, oltre alla detenzione illegale di un’arma da fuoco. Include anche un isolamento diurno per un anno, in linea con la richiesta del pubblico ministero Alberto Santacatterina, espressa in una precedente udienza.
Il tribunale ha anche stabilito un risarcimento provvisorio di 50.000 euro per ogni membro della famiglia Nestola.
Francesca Conte, avvocato difensore di Aportone, aveva richiesto l’assoluzione per il suo cliente, sostenendo l’assenza di un movente e la mancanza di prove concrete contro di lui. La difesa ha il diritto di presentare un appello entro 60 giorni dalla pubblicazione delle motivazioni della sentenza.
Le indagini, guidate dai pm Paola Guglielmi e Alberto Santacatterina e condotte dai Carabinieri del Reparto Operativo di Lecce, hanno rivelato che Nestola, dopo la separazione dalla moglie, aveva iniziato una relazione con la figlia di Aportone. Questa relazione era malvista da Aportone e sua moglie, che attribuivano a Nestola la responsabilità della separazione della figlia dal marito. Inizialmente, anche la moglie di Aportone era stata indagata per omicidio in concorso con il marito, ma la sua posizione è stata poi archiviata.
Gli elementi cruciali per l’accusa sono derivati da un sistema di videosorveglianza che ha catturato Aportone in movimento nel suo Fiat Ducato il giorno dell’omicidio. Le immagini lo mostravano uscire per dirigersi a Copertino e poi fare ritorno nella stessa area più tardi quella sera, fornendo una ricostruzione chiave dell’accaduto, confermata dai Carabinieri durante le udienze.