Un uomo di 63 anni, originario di Otranto, è stato recentemente condannato a 9 anni di reclusione per aver commesso ripetuti abusi sessuali nei confronti della propria nipote, allora di meno di 10 anni. Il caso, svelato dalla coraggiosa testimonianza della ragazza, sottolinea la complessa dinamica delle violenze domestiche e il percorso giudiziario verso la giustizia.
Nel 2019, la giovane, con l’innocenza tipica dell’età, ha raccontato al padre gli abusi subiti in casa della nonna. Il suo racconto, scritto formalmente dall’avvocato Luigi Corvaglia per una causa di separazione, ha acceso i riflettori su una realtà dolorosa. Descrivendo gli episodi avvenuti dal 2014, la ragazza ha rivelato come il parente entrasse nella sua camera da letto e commettesse atti sessuali non consensuali.
Inizialmente, la bambina non comprese la gravità degli eventi, interpretandoli come un gioco. Tuttavia, la sua percezione cambiò radicalmente quando riferì al padre gli abusi subiti. La conferma degli stessi venne data agli ufficiali di polizia giudiziaria e ripetuta durante l’indagine. Ma un inaspettato ritrattamento della giovane durante l’incidente probatorio, probabilmente influenzato dalla madre, portò quasi alla chiusura del caso.
L’intervento degli assistenti sociali fu cruciale. La giovane, infatti, confermò nuovamente gli abusi e rivelò di essere stata incoraggiata dalla madre a negare tutto in tribunale. Queste dichiarazioni riaprirono il caso e portarono all’accusa di favoreggiamento nei confronti della madre, anche se successivamente il suo nome fu cancellato dal registro degli indagati.
Durante un secondo incidente probatorio, la ragazza ribadì i suoi racconti degli incontri con il “nonno”, conducendo alla sentenza di condanna. Oltre alla reclusione, l’imputato è stato condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e al pagamento di un risarcimento di 100.000 euro alla ragazza e 20.000 ai genitori.