Un istruttore di palestra di Lecce è stato recentemente assolto da accuse gravi di stalking e lesioni nei confronti di una ex partner. Il processo, che ha suscitato notevole attenzione, si è concluso con la sentenza della giudice Annalisa De Benedictis, della prima sezione penale, che ha dichiarato il non sussistere dei fatti imputati.
Tra il 20 gennaio e il 28 aprile 2019, l’uomo avrebbe presumibilmente perpetrato una serie di soprusi nei confronti della donna, generando in lei uno stato di ansia e paura per la propria sicurezza e quella dei suoi figli. Gli episodi descritti nell’accusa includevano aggressioni fisiche severe, come l’aver afferrato la donna per i capelli, causandole la caduta, e l’avere esercitato pressioni fisiche e psicologiche tali da limitarne la libertà per ore.
La sentenza ha escluso qualsiasi forma di risarcimento per la donna, che si era costituita parte civile nel processo tramite l’avvocata Anna Maria Ciardo, rimarcando una conclusione legale che non ha trovato fondamento nelle accuse iniziali.
Il verdetto solleva questioni importanti sulla difficoltà di provare i reati di natura personale e psicologica, in particolare in casi di violenza domestica o stalking, dove spesso le prove possono essere soggettive o difficili da quantificare legalmente.