Il dottor Maurizio Portaluri nel suo libro “La sanità malata” pubblicato oltre vent’anni fa, denunciava conflitti di interesse e inefficienze nel sistema sanitario italiano. Oggi, sebbene alcune riforme siano state introdotte, molte delle criticità evidenziate persistono, aggravate dalla pandemia di COVID-19 che ha messo ulteriormente sotto pressione il sistema sanitario.
Uno dei problemi più gravi è rappresentato dalle liste d’attesa. Nonostante la legge preveda che i cittadini possano effettuare esami privatamente e richiedere il rimborso all’ASL se i tempi di attesa superano determinati limiti, questa pratica è raramente applicata. Le ASL spesso evitano i rimborsi, creando contenziosi legali per scoraggiare i cittadini. Un esempio concreto è la situazione a Lecce, dove le liste d’attesa per una gastroscopia sono “chiuse”, nonostante per legge non potrebbero esserlo.
Un altro aspetto critico riguarda le nuove “Case della Comunità”, finanziate con i fondi del PNRR. Queste strutture dovrebbero decongestionare gli ospedali, ma la mancanza di personale adeguato rischia di renderle inefficaci. Molte di queste strutture restano chiuse o non operative, costringendo i pazienti a rivolgersi nuovamente ai pronto soccorso già sovraccarichi. Questo fenomeno è particolarmente evidente nelle regioni settentrionali e potrebbe replicarsi nel Salento, dove sono stati firmati protocolli d’intesa per l’apertura di nuove case di comunità.
Una possibile soluzione per alleviare la pressione sulla sanità pubblica potrebbe essere l’allargamento delle convenzioni con le strutture private. Invece di rimborsare le visite private, si potrebbero stipulare accordi più vantaggiosi con il settore privato. Questo permetterebbe di ridurre le liste d’attesa e garantire un accesso più rapido alle cure, evitando l’ipocrisia di bilanci impeccabili a scapito della qualità del servizio.
Nonostante gli ingenti finanziamenti europei, molte risorse sono state destinate a “cattedrali nel deserto”, strutture avanzate ma prive del personale necessario per funzionare. Il caso della Piattaforma Logistica Intermodale di Melissano è emblematico: milioni di euro spesi per un’opera mai entrata in funzione. Questa mancanza di visione e pianificazione rischia di replicarsi con le nuove strutture sanitarie territoriali.
L’inflazione e l’aumento dei costi energetici stanno mettendo in ginocchio molte Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), fondamentali per evitare l’affollamento dei pronto soccorso. In Puglia, circa 10mila posti di lavoro sono a rischio a causa dell’inadeguatezza delle tariffe regionali. Questo problema, se non risolto, potrebbe aggravare ulteriormente la situazione sanitaria, aumentando il carico sulle famiglie e sui servizi pubblici.
Il sistema sanitario pugliese e italiano in generale necessita di riforme strutturali per risolvere i problemi cronici delle liste d’attesa, della gestione delle risorse e dell’integrazione tra pubblico e privato. Solo con un’azione coordinata e una visione a lungo termine sarà possibile garantire un servizio sanitario efficiente e accessibile a tutti i cittadini.