L’inchiesta sull’aggressione della ragazza accoltellata nella notte di lunedì ha preso una nuova direzione. Giuseppe Proce, già in carcere con l’accusa di tentato omicidio aggravato da motivi abietti, non sarebbe stato solo. Le testimonianze della madre e del fratello della vittima hanno rivelato la presenza di un complice che avrebbe incitato Proce a colpire.
Secondo le indagini, poche ore prima dell’aggressione, il complice avrebbe confidato a Proce delle rivelazioni che avrebbero scatenato la sua furia. Questa furia si è manifestata inizialmente in una minaccia verbale alla fidanzata e alla madre: “Questa sera ammazzo te e tua madre“. Poco dopo, Proce è tornato, armato di due coltelli da cucina, con lame di 21 e 19 centimetri.
Proce avrebbe sfondato la porta finestra, probabilmente con l’aiuto del suo amico, mentre la fidanzata, la madre e il fratello si barricavano in salotto, bloccando la porta con un divano. Proce è riuscito a raggiungere la fidanzata, l’ha afferrata per i capelli e l’ha colpita con calci, pugni e fendenti al braccio destro e al collo, anche quando la ragazza era già a terra. Secondo gli inquirenti, i colpi erano chiaramente diretti a uccidere. È stato il fratello della vittima a salvarla, riuscendo a liberarla dall’aggressore.
La ragazza, gravemente ferita e perdendo molto sangue, è stata trasportata prima al pronto soccorso di Gallipoli e poi al “Panico” di Tricase, dove è stata sottoposta a un intervento chirurgico durato circa 13 ore. Nonostante le gravi condizioni, l’arto non è stato amputato e, sebbene la prognosi rimanga riservata, non è in pericolo di vita.
Questa mattina, nel carcere di Lecce, si terrà l’udienza di convalida davanti al gip Marcello Rizzo. Proce, difeso dall’avvocata Alessandra Viterbo, avrà l’opportunità di fornire la sua versione dei fatti. Intanto, le indagini continuano per verificare il coinvolgimento del presunto complice e chiarire ulteriori dettagli sull’accaduto.
