Zia e nipote sono state accusate di truffa aggravata, secondo l’accusa, le due donne avrebbero falsamente dichiarato l’esistenza di un rapporto di lavoro tra il 6 marzo e il 31 marzo 2023. Questa dichiarazione avrebbe portato l‘Inps a erogare l’indennità di disoccupazione per un importo complessivo di 8.317 euro per il 2023 e 1.900 euro fino a febbraio 2024.
La strategia difensiva non è ancora chiara, ma il legale dovrà dimostrare l’assenza di dolo nelle azioni delle sue assistite.
Le accuse di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche sono particolarmente gravi. La legge prevede pene severe per chi sfrutta artifizi e raggiri per ottenere vantaggi economici illeciti. In questo caso, la pm ha sottolineato l’uso di documentazione falsa per ingannare l’Inps.
L’avvocato Rocco Rizzello ha il compito di difendere le due imputate, cercando di dimostrare che non vi sia stato dolo nelle loro azioni o che la situazione sia frutto di un equivoco o di un errore burocratico. La difesa potrebbe puntare sulla mancanza di intenti fraudolenti, sostenendo che le accuse siano infondate o esagerate.
Questo caso di truffa non solo danneggia l’Inps dal punto di vista economico, ma mina anche la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Gli aiuti pubblici, come la Naspi, sono fondamentali per sostenere chi perde il lavoro e necessita di un supporto temporaneo per reinserirsi nel mercato del lavoro. Le frodi di questo tipo riducono le risorse disponibili per chi ne ha veramente bisogno e creano un clima di sospetto e sfiducia.
In conclusione, il caso di truffa aggravata a Nardò mette in luce l’importanza di controlli rigorosi e di un sistema di verifica efficace per prevenire abusi e garantire che le erogazioni pubbliche vadano a chi ne ha diritto.