LECCE – Una rete criminale che sfruttava giovani donne bulgare, promettendo loro un lavoro dignitoso, si è rivelata un incubo di violenze e prostituzione forzata. Tra le vittime, anche una quindicenne ingannata e costretta a prostituirsi lungo la provinciale Lecce-Gallipoli. Le indagini, coordinate dalle sostitute Procuratrici Giovanna Cannarile, Rosaria Petrolo ed Erika Masetti, hanno portato a 27 indagati, con tre persone già condannate tramite patteggiamento.
Un’organizzazione brutale e senza scrupoli
Le donne venivano reclutate in Bulgaria con false promesse, per poi essere vendute o costrette a prostituirsi sotto la minaccia e la violenza dell’organizzazione criminale guidata da Yanchev Anto Antov, 53 anni, detto “zio”. Spesso prive di documenti e telefono, venivano obbligate a vendere il proprio corpo anche in condizioni climatiche estreme, consegnando tutti i guadagni agli sfruttatori. Chi si opponeva subiva umiliazioni, percosse e torture, tra cui bruciature al volto con accendigas e colpi di mazza da baseball.
Indagini e prove
L’inchiesta, che ha coperto episodi dal maggio 2021 al marzo 2023, è stata alimentata da intercettazioni telefoniche e ambientali, osservazioni sul campo e video riprese, nonché dalla collaborazione con le autorità giudiziarie bulgare. L’abitazione di Antov a Lecce fungeva da base operativa per l’organizzazione, dove le donne venivano ospitate e i clienti procurati tramite annunci online.