Al via un’inchiesta sulla vicenda di una bambina di 8 anni ricoverata nei giorni scorsi all’Ospedale Vito Fazzi di Lecce per un presunto caso di infibulazione. La Procura di Lecce indaga i genitori, ipotizzando il reato di lesioni personali aggravate. Al momento, l’iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto, in attesa di chiarire la dinamica dei fatti e ascoltare le dichiarazioni dell’intera famiglia. La bambina, originaria del Mali, è stata dimessa dall’ospedale ma rimane sotto la tutela dei servizi sociali, accudita in un ambiente protetto assieme ai suoi fratelli, con un divieto temporaneo di contatti con i genitori, stabilito dalla Procura per i minori.
La vicenda ha avuto inizio quando la piccola è stata portata al Pronto Soccorso dal padre, che ha riferito di una caduta accidentale mentre giocava con il fratellino. Tuttavia, la versione dell’uomo ha insospettito i medici, che hanno approfondito la situazione e scoperto possibili segni riconducibili al rito dell’infibulazione, una mutilazione genitale femminile diffusa in alcuni paesi africani ma considerata un grave reato in Italia, secondo la legge del 9 gennaio 2006. Le pene per chi pratica tale mutilazione possono variare dai 4 ai 12 anni di reclusione, con un incremento se la vittima è minorenne.
La Senatrice della Lega, Stefania Pucciarelli, presidente della commissione straordinaria per i diritti umani, ha condannato l’episodio, sottolineando la gravità del fatto se l’infibulazione sarà confermata. Nel frattempo, i Carabinieri della Compagnia di Lecce proseguono le indagini, con l’obiettivo di fare piena luce su questo delicato caso.