Il giudice per l’udienza preliminare Marcello Rizzo ha emesso i primi verdetti riguardo all’inchiesta sulla morte di Simone Martena, un operaio di 34 anni di Squinzano. Martena è deceduto mentre lavorava alla costruzione del metanodotto Snam, destinato a collegare la rete nazionale del gas a Brindisi partendo da Melendugno, attraverso la connessione con il gasdotto TAP.
L’accusa principale per tutti gli imputati era quella di omicidio colposo, come ipotizzato dalla procuratrice aggiunta Elsa Valeria Mignone e dal sostituto Alberto Santacatterina. Le indagini hanno evidenziato come il forte vento di tramontana abbia giocato un ruolo rilevante nell’incidente. Secondo una consulenza tecnica dell’ingegnere Lelly Napoli, il vento raggiungeva raffiche fino a 27 nodi, fattore che avrebbe dovuto portare alla sospensione delle attività di sollevamento in cantiere.
Inoltre, l’inchiesta ha messo in luce diversi aspetti di negligenza nella gestione della sicurezza. Muriana è stato accusato di aver messo a disposizione un mezzo non conforme, ossia un cingolato equipaggiato con una gru priva degli stabilizzatori necessari. Enrico Marchiotti, come coordinatore della sicurezza, non avrebbe verificato che tutti i lavoratori rispettassero le distanze di sicurezza durante l’utilizzo di attrezzature pesanti. Saulea, alla guida del mezzo il giorno dell’incidente, non avrebbe ricevuto un’adeguata formazione per affrontare i rischi legati all’uso del veicolo, e questo ha contribuito al tragico evento. Il cingolato veniva manovrato in uno spazio limitato, con Simone Martena che si trovava troppo vicino al mezzo mentre cercava di guidare i movimenti della gru con una fune.
L’area del cantiere e il mezzo coinvolto sono stati posti sotto sequestro probatorio per permettere ulteriori accertamenti tecnici.
