La Puglia si è affermata come leader mondiale nella produzione di uva da tavola, grazie all’alta specializzazione dei suoi produttori e all’elevata qualità delle uve, sia con semi che senza semi. Secondo Coldiretti Puglia, malgrado il calo delle quantità dovuto a condizioni climatiche avverse, il raccolto di quest’anno ha raggiunto standard eccezionali. La regione, con 24.955 ettari coltivati, genera un fatturato vicino ai 400 milioni di euro, rappresentando il 57% della produzione nazionale.
I produttori pugliesi hanno intrapreso un percorso di innovazione che ha portato a un’offerta sempre più qualificata. Le cultivar pugliesi si distinguono per le loro eccellenti caratteristiche fisiche e organolettiche, soddisfacendo le richieste dei mercati nazionali ed esteri. Coldiretti sottolinea l’importanza di incentivare la ricerca scientifica, soprattutto per lo sviluppo di nuove varietà e per il miglioramento genetico. La tecnologia, sia nei processi produttivi che nei prodotti finali, è considerata cruciale per il futuro del settore.
L’uva da tavola non è solo un pilastro dell’economia pugliese, ma anche un frutto con numerosi benefici per la salute. Ricca di zuccheri naturali, vitamine (A, B1, B2, PP e C) e sali minerali (calcio, magnesio, sodio, potassio, ferro), l’uva supporta il cuore e il sistema digestivo, oltre a fornire proprietà disinfettanti e antivirali. Il suo consumo è particolarmente utile durante gravidanza e allattamento, grazie alla sua capacità di aiutare nei processi di demineralizzazione.
Oltre al consumo fresco, l’uva viene impiegata in numerose preparazioni culinarie, dai dolci alle marmellate, fino a piatti salati e salse. L’uva fresca, ad esempio, aggiunge un tocco speciale ai piatti di selvaggina e si abbina bene ai formaggi saporiti. La versatilità di questo frutto lo rende un ingrediente prezioso in cucina.
Per tutelare la qualità e l’origine del prodotto pugliese, Coldiretti chiede un’intensificazione dei controlli sull’etichettatura dell’uva da tavola, per garantire la corretta indicazione dell’origine. In questo contesto, gli studi sulla definizione dell’impronta digitale dell’uva pugliese sono fondamentali per distinguere il prodotto locale da quello straniero. Grazie alla risonanza magnetica e all’analisi metabolomica, è possibile identificare le varietà e le tecniche agronomiche impiegate, offrendo un importante strumento di tutela del “Made in Puglia”.