Dossieraggio: quattro indagati pugliesi, due sospesi

Un maresciallo della Dia di Lecce avrebbe percepito 1300 euro al mese per spiare nelle banche dati e passare informazioni

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Compaiono anche quattro pugliesi nell’ordinanza firmata dal gip milanese Fabrizio Filice – nell’ambito dell’indagine sui furti di dati condotta dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Milano, con 51 persone al momento indagate – che ha portato all’arresto di quattro persone. E all’applicazione della sospensione dal servizio per Giuliano Schiano, salentino in servizio alla Dia di Lecce, e Marco Malerba brindisino ispettore della polizia in servizio al commissariato di Rho.

Tra gli indagati a piede libero anche il maresciallo dei carabinieri in servizio presso la Sezione Operativa della Dia di Lecce Tommaso Cagnazzo e un altro poliziotto brindisino del Commissariato di Rho, Armando Gianniello.

Secondo le indagini condotte dai carabinieri di Varese, Schiano e Malerba avrebbe avuto un ruolo chiave nell’ipotizzata associazione a delinquere che faceva capo all’ex poliziotto Carmine Gallo, insieme a Nunzio Samuele Calamucci, socio della società in materia di sicurezza “Mercury Advisor srl”, e al tecnico Giulio Cornelli.

I dossier con le informazioni illecitamente raccolte dalle banche dati delle forze dell’ordine venivano camuffate, secondo gli inquirenti, come notizie giornalistiche, così da coprirne la provenienza illecita.

Come si legge nelle 518 pagine dell’ordinanza, secondo l’accusa Malerba consultava il sistema informativo e comunicava le informazioni direttamente a Gallo.

Schiano, sempre secondo gli inquirenti, veniva ricompensato con 1.300 euro al mese in cambio di informazioni riservate. Incontrandosi per due volte lo scorso anno (a febbraio in una pizzeria di Lecce).

L’indagine condotta dai pm Francesco De Tommasi, dall’aggiunto Alessandra Dolci e dal procuratore Marcello Viola, in collaborazione con Antonio Ardituro della Dna, guidata da Gianni Melillo ha portato a iscrivere nel registro degli indagati appartenenti ed ex appartenenti alle forze dell’ordine, consulenti informatici e hacker. L’obiettivo era quello di raccogliere informazioni riservate su politici, imprenditori e personaggi pubblici per poi venderle. Consultando illecitamente la Sdi (il sistema che condivide le informazioni delle diverse forze di polizia),Serpico dell’Agenzia delle Entrate, la banca dati Inps, gli archivi dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente, e il sistema informatico valutario legato alle segnalazioni di operazioni sospette, le sos, trasmesse dalla Banca d’Italia.

 

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