Cellulare “in viaggio” tra carceri per comunicazioni non autorizzate: indagati 49 detenuti

Un dispositivo utilizzato in diverse carceri italiane permetteva ai detenuti di contattare i propri familiari, portando alla conclusione di un'indagine con 49 imputati

Un’indagine sui detenuti ha svelato un sistema che permetteva l’utilizzo di un cellulare non autorizzati per contatti con l’esterno. L’inchiesta, condotta dalla sostituta procuratrice Rosaria Petrolo, ha portato alla notifica di conclusione delle indagini per 49 persone, le quali avrebbero impiegato il dispositivo fino a gennaio 2023 per contattare parenti e amici.

Il cellulare, spostato tra i vari penitenziari, è stato utilizzato in diverse modalità: alcuni indagati lo avrebbero usato sporadicamente, mentre altri lo avrebbero impiegato migliaia di volte in pochi mesi. Un detenuto di 36 anni, originario di Gioia del Colle, avrebbe contattato la moglie 1.961 volte e la sorella altre 200 in un periodo di sei mesi. Simile è il caso di un 44enne barese, detenuto a “Borgo San Nicola”, che in venti giorni avrebbe effettuato 552 chiamate alla madre, 352 alla convivente e 295 a un’amica.

Il caso mette in luce una complessa rete di comunicazione interna che ha interessato più istituti penitenziari, sollevando questioni di sicurezza e di gestione dei dispositivi nei carceri italiani.

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