Un falso ginecologo ha molestato decine di donne utilizzando informazioni personali e proponendo visite mediche in videochiamata. La vicenda, emersa grazie alla denuncia di una giovane, ha scosso l’opinione pubblica e portato a un’inchiesta giudiziaria.
Tutto iniziava con una chiamata da un numero sconosciuto. L’uomo si presentava come “dottor Francesco Licante” o simili, sostenendo di essere un ginecologo affiliato al Counseling center dell’ospedale di Tricase, in provincia di Lecce. Grazie a un accesso illecito a dati sensibili delle vittime, era in grado di fornire dettagli personali, come la data di nascita, l’indirizzo e informazioni cliniche, convincendo così le donne a fidarsi.
Una studentessa, Noemi, ha raccontato pubblicamente su Instagram la sua esperienza. Il falso medico le aveva suggerito un consulto tramite Hangout, durante il quale l’uomo, pur non attivando mai la telecamera, aveva richiesto atti intimi. Dopo aver inizialmente inviato una foto, la ragazza si è insospettita e ha avviato delle verifiche.
Le ricerche hanno confermato la falsità delle credenziali del sedicente medico: nessun legame con l’ospedale di Tricase, email e contatti non istituzionali. Quando Noemi ha cercato di ricontattarlo, l’uomo si è reso irreperibile.
La denuncia ha portato alla scoperta di numerosi casi analoghi. Il truffatore, Salvatore Sisto Urgo, 42 anni, originario di Torre Annunziata e residente a San Mauro Forte (Matera), avrebbe molestato complessivamente 18 donne, con vittime concentrate tra Lecce, Campania e Piemonte.
Le accuse principali includono tentata violenza sessuale, usurpazione di funzione pubblica e trattamento illecito di dati. Tra i metodi utilizzati, la comunicazione di false diagnosi per spaventare le vittime, suggerendo pratiche intime o l’invio di foto compromettenti.
Il caso è approdato in tribunale martedì 19 novembre. L’udienza preliminare, presieduta dalla giudice Valeria Fedele, ha visto il pm Luigi Mastroniani richiedere il rinvio a giudizio. La difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocata Claudia Strafella, punta su un abbreviato condizionato da perizia psichiatrica.
Noemi ha lanciato sui social un forte messaggio di solidarietà: “Denunciate, non siete sole”, utilizzando l’hashtag #nonseisola. La sua testimonianza ha incoraggiato altre donne a condividere esperienze simili, portando alla luce numerosi casi di molestie telefoniche.
La decisione sull’ammissione delle parti civili e sul rinvio a giudizio è stata rinviata al 18 febbraio. Le vittime, rappresentate dagli avvocati Giacinto Mastroleo, Mauro Toma e altri legali, attendono con ansia giustizia.