La comunità dei pescatori di Gallipoli si prepara a intraprendere un’azione legale collettiva contro la società proprietaria del mercantile bloccato nel porto della cittadina. L’imbarcazione, fermata dalla Capitaneria di porto, è accusata di gravi irregolarità e di aver provocato inquinamento.
Tra le principali vittime dell’incidente ci sono i proprietari dei pescherecci, che hanno trovato le loro reti completamente annerite e inutilizzabili. Oltre ai danni materiali, i pescatori denunciano un evidente impatto ambientale: nelle acque del porto si notano residui scuri simili a catrame, che minacciano non solo la loro attività ma anche l’intero ecosistema marino locale.
Guidati dall’avvocata Speranza Faenza, gli operatori locali stanno preparando una class action per ottenere un risarcimento dei danni subiti, inclusi i costi materiali e le giornate di lavoro perse. La lettera formale per avviare la richiesta di risarcimento è attualmente in fase di redazione, mentre i pescatori attendono risposte concrete.
Nel frattempo, la Capitaneria di porto ha adottato misure per contenere l’emergenza, posizionando panne antinquinamento attorno al mercantile per limitare la dispersione delle sostanze contaminanti, un mix di residui di carburante e altre sostanze presenti nell’acqua. La situazione è stata segnalata al Ministero dell’Ambiente per valutare il rischio di un disastro ambientale, e la popolazione è stata invitata a segnalare eventuali criticità.
Nonostante la gravità dell’accaduto, il sindaco di Gallipoli, Stefano Minerva, ha dichiarato di non aver ricevuto comunicazioni ufficiali sui potenziali rischi ambientali o sui disagi subiti dai pescatori. Questo silenzio istituzionale ha ulteriormente aggravato il malcontento nella comunità, già provata dall’incertezza lavorativa e dalle preoccupazioni per l’ambiente.