Si è concluso con l’assoluzione di quattro medici il processo legato alla morte di una neonata, avvenuta il 12 febbraio 2017 poco dopo un parto prematuro sopraggiunto in casa. La sentenza ha stabilito che il decesso non fu dovuto a negligenze mediche, bensì a un evento imprevedibile e inevitabile.
La vicenda riguarda una 37enne di Nardò, che pochi giorni prima del parto si era sottoposta ai consueti controlli presso l’ospedale di Galatina, senza che emergessero anomalie. Tuttavia, la donna ha sempre sostenuto di aver segnalato perdite ematiche, dettaglio che però non risultava nella cartella clinica.
L’inchiesta della Procura di Lecce aveva inizialmente portato a due richieste di archiviazione, seguite poi da un rinvio a giudizio per quattro professionisti (mentre altri tre furono prosciolti). Il processo si è svolto davanti al giudice Marco Marangio Mauro, che ha disposto una nuova perizia medica affidata agli specialisti Luca Loiudice e Biagio Solarino.
Gli esami istologici hanno evidenziato che la donna non aveva avuto perdite ematiche nei giorni precedenti il parto e che il suo accesso in ospedale era avvenuto per normali tracciati e non in una situazione di emergenza. Inoltre, non si è verificato alcun distacco di placenta, poiché il secondamento fu spontaneo.
La perizia ha confermato che la causa del decesso fu un parto precipitoso, avvenuto in meno di tre ore dall’inizio del travaglio, associato a un’infezione del liquido amniotico. Entrambi questi fattori sono risultati imprevedibili, asintomatici e non evitabili.
Gli imputati sono stati assistiti dagli avvocati Ester Nemola, Daniela Bove e Davide Dell’Atti, che hanno dimostrato il corretto operato del personale medico. Con questa sentenza, il tribunale ha definitivamente escluso qualsiasi responsabilità sanitaria nella tragica vicenda.