È emerso dall’indagine della Squadra Mobile di Lecce, che ha portato alla luce un’organizzazione dedita allo spaccio di cocaina, eroina e marijuana, operante in città e smantellata il 19 febbraio con l’arresto di otto persone e la concessione dei domiciliari a una donna.
Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, si sono ora concluse con l’avviso di chiusura delle indagini preliminari firmato dalla PM Giovanna Cannarile.
Per evitare di essere scoperti, i membri del sodalizio utilizzavano termini criptici per riferirsi agli stupefacenti, come “pane da casa”, “torta al prezzo di 45 euro” o “vernice bianca”. I punti di confezionamento e smistamento della droga erano collocati in luoghi apparentemente insospettabili, tra cui una falegnameria nel quartiere San Pio e un panificio nella zona 167, oltre a un appartamento in un residence alle porte di Lecce. Proprio all’interno del forno, nel 2021, la polizia ha sequestrato mezzo chilo di hashish e materiali per il confezionamento delle dosi.
L’organizzazione era in possesso di un vero arsenale, tra cui cinque pistole, un fucile kalashnikov AK-47, due carabine, un fucile a canne mozze e oltre 700 munizioni inesplose. Sono stati inoltre rinvenuti esplosivi e apparecchiature per telecomandi a distanza, occultati all’interno di tre casseforti. Nonostante non siano emersi episodi di utilizzo delle armi, la loro disponibilità indica un livello elevato di pericolosità della rete criminale.
Il sodalizio era strutturato con ruoli ben definiti, come evidenziato nell’ordinanza del GIP Angelo Zizzari, che sottolinea come le attività illecite venissero pianificate e coordinate in modo da eludere i controlli. I locali scelti, infatti, permettevano di dissimulare gli incontri tra i membri dell’organizzazione, mantenendo un flusso costante di informazioni tra i vari affiliati.