Vivere nel Salento è indubbiamente affascinante, ma non mancano le difficoltà, alcune delle quali derivano da un isolamento sia geografico che strutturale. Recentemente, un nuovo problema si è aggiunto a questa lunga lista: il declassamento dell’aeroporto di Brindisi, una mossa che potrebbe avere pesanti ripercussioni sull’intera area.
Il decreto interministeriale che stabilisce le categorie antincendio per gli aeroporti italiani ha portato alla luce una notizia preoccupante. In base al documento, l’aeroporto di Brindisi vedrà la sua categoria antincendio abbassata, con evidenti conseguenze sul piano della sicurezza e della capacità operativa. La CGIL di Lecce ha già sollevato il problema, chiedendo che il decreto venga rivisto, ripristinando la categoria antincendio ICAO VIII, oltre a un incremento del personale dei Vigili del Fuoco operante nell’aeroporto.
Una decisione dettata da logiche economiche
Secondo le organizzazioni sindacali dei Vigili del Fuoco, il declassamento non sarebbe dovuto a questioni tecniche, ma esclusivamente a ragioni economiche. La manovra avrebbe infatti l’obiettivo di ridistribuire il personale dei Vigili del Fuoco, spostandolo da Brindisi ad altri aeroporti, come quelli di Foggia e Salerno, attraverso una serie di tagli e declassamenti. Questa politica avrebbe già avuto impatti concreti, come la riduzione di 12 unità nel personale dei pompieri presso l’aeroporto brindisino, riducendo così la disponibilità dei mezzi di soccorso.
Le conseguenze sul traffico aereo
Il declassamento dell’aeroporto di Brindisi comporterebbe gravi limitazioni in termini di capacità operativa. In particolare, si prevede che l’aeroporto salentino possa gestire solo aeromobili con una lunghezza inferiore ai 49 metri e una larghezza della fusoliera non superiore ai 5 metri. Inoltre, l’aeroporto sarà costretto a operare con un massimo di 700 movimenti consecutivi durante il periodo di maggiore afflusso. Queste restrizioni potrebbero renderlo meno attraente per le compagnie aeree, che potrebbero preferire scali con maggiori capacità operative.
Un bacino d’utenza sottoutilizzato
L’aeroporto di Brindisi serve una vasta area, con un bacino di utenza di circa 3 milioni di abitanti durante la stagione invernale, che triplica nei mesi estivi. La riduzione della sua capacità operativa sarebbe un danno significativo, in quanto i passeggeri potrebbero essere costretti a scegliere l’aeroporto di Bari per determinati collegamenti, minando ulteriormente l’economia del Salento.
Un’opportunità persa per lo sviluppo del Salento
Il declassamento dell’aeroporto di Brindisi rappresenterebbe un freno al suo sviluppo, limitando le opportunità di crescita economica e turistica per l’intera regione. È evidente che una decisione di tale portata non può passare inosservata, e la richiesta di revisione del decreto interministeriale sembra una necessità urgente. L’isolamento del Salento potrebbe essere destinato ad aumentare, a meno che non intervengano politiche più attente e sensibili alle reali necessità del territorio.