Detenzione incompatibile: scarcerato dopo un tentato suicidio in carcere

Il Tribunale di sorveglianza ha concesso la detenzione domiciliare a R.M. dopo un tentativo di suicidio e gravi omissioni nella struttura penitenziaria

carcere

Il Tribunale di sorveglianza ha disposto la scarcerazione di R.M., condannato a 8 anni e 8 mesi di reclusione, in seguito a un tentato suicidio avvenuto nella notte tra il 4 e il 5 febbraio 2025. L’uomo, detenuto da novembre 2024, soffre di patologie psichiche e fisiche ritenute incompatibili con la permanenza in carcere.

Già in fase preliminare, il consulente di parte aveva sottolineato l’elevato rischio di suicidio legato al quadro clinico di R.M., aggravato dalla condizione di detenzione.

In seguito alla perizia difensiva, il Tribunale aveva affidato una consulenza tecnica d’ufficio, il cui esito aveva dato un parere parzialmente diverso: il perito aveva valutato la compatibilità con la detenzione, ma solo a condizione che il servizio sanitario penitenziario garantisse un monitoraggio costante e una presenza continuativa di personale medico e infermieristico specializzato.

A seguito di queste evidenze, il Tribunale di sorveglianza ha deciso di revocare la misura carceraria sostituendola con la detenzione domiciliare. Contestualmente, ha ordinato la trasmissione degli atti alla Procura per consentire ulteriori accertamenti su eventuali responsabilità interne e sulla gestione sanitaria del caso.

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