Ha preferito denunciare piuttosto che piegarsi al ricatto. È quanto ha fatto il sindaco di Melissano, Alessandro Conte, rompendo una cappa di omertà che da anni opprimeva la comunità del basso Salento. Al centro della vicenda c’è Biagio Manni, 56 anni, pregiudicato con numerosi precedenti penali, tra cui un omicidio, che il prossimo 25 giugno sarà giudicato con rito abbreviato, come disposto dal gup Marcello Rizzo.
Nel corso delle indagini sono stati accertati quattro episodi di estorsione documentati: ai danni di un barista, del presidente del Milan Club locale, del gestore di una pescheria e del titolare di un negozio di frutta. Le somme richieste oscillavano tra i 20 e i 100 euro. In altri casi, l’uomo pretendeva biglietti gratuiti per manifestazioni pubbliche o consumazioni nei locali senza pagare, come se si trattasse di una prassi consolidata.
L’indagine, però, si è scontrata con un muro di paura. In molti, interrogati dai carabinieri, hanno scelto il silenzio per timore di ritorsioni. Alcuni commercianti hanno addirittura negato di aver mai subito pressioni, come sottolineato nell’ordinanza firmata dalla gip Francesca Mariano, nota per vivere sotto scorta a causa delle minacce ricevute in passato da ambienti mafiosi.
Nonostante le difficoltà, il sindaco ha deciso di non costituirsi parte civile, spiegando che la Cassazione ritiene inammissibile l’azione da parte degli enti pubblici in casi del genere, in mancanza di un danno patrimoniale dimostrabile. Una scelta presa anche per non gravare economicamente sui cittadini.
Biagio Manni è in carcere dal 12 dicembre, arrestato dai carabinieri del Nucleo investigativo con il supporto dei colleghi di Casarano. Le accuse a suo carico sono gravi: estorsione aggravata dal metodo mafioso, un reato che restituisce la dimensione di un controllo del territorio esercitato con il timore e l’intimidazione.