Carcere per Marco Castrignanò, domiciliari per il dipendente Umberto Mangia, e misure interdittive per altri cinque soggetti: queste le principali decisioni adottate dal Tribunale del Riesame di Lecce, che ha ritenuto sussistenti i presupposti per una associazione a delinquere nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria che coinvolge imprenditori e amministratori locali. Le motivazioni della decisione sono attese entro 45 giorni.
Secondo l’impianto accusatorio, al centro dell’inchiesta ci sarebbe un presunto patto illecito tra esponenti politici e imprenditori, finalizzato a favorire una rete consolidata di scambi e utilità reciproche. Coinvolti nell’indagine risultano Ernesto Toma, Salvatore Sales e Antonio Cavallo, rispettivamente sindaci di Maglie, Sanarica e Ruffano.
La Castrignanò Appalti – impresa attiva nel settore delle opere pubbliche – è indicata come fulcro delle operazioni sospette.
Sottoposta a obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria per nove mesi è invece Anna Daniela Manzi, collaboratrice dell’impresa.
Il Tribunale ha inoltre disposto la misura interdittiva del divieto di esercizio dell’attività imprenditoriale per nove mesi nei confronti di Graziano Castrignanò e Melissa Corrado, fratello e sorella dell’imprenditore, oltre che per Fabio Coluccia, considerato dagli inquirenti un prestanome del gruppo.
Le difese degli indagati – affidate agli avvocati Francesco Vergine, Massimo Manfreda e Vincenzo Blandolino – hanno già annunciato l’intenzione di ricorrere in Cassazione, sottolineando l’assenza di elementi univoci a sostegno delle misure restrittive disposte.
Nel frattempo, l’indagine prosegue sotto la supervisione della Procura di Lecce, che cerca di far luce sull’eventuale intreccio di interessi tra amministrazione pubblica e imprenditoria privata, con risvolti che potrebbero estendersi anche oltre l’area del Salento.