Mafia salentina, 14 clan nella mappa Dia: il Salento sotto assedio

Dalla droga all’economia, la relazione della Direzione investigativa antimafia svela la diffusione dei sodalizi nel Leccese

tribunale

Una mappa dai colori inquietanti disegna l’attuale panorama criminale della provincia di Lecce. Inserita a pagina 253 dell’ultima relazione semestrale della Dia, la grafica evidenzia quattordici diverse aree territoriali, ciascuna associata a un clan, gruppo o famiglia riconducibile alla Sacra corona unita o a sue articolazioni interne.

La metà del territorio salentino risulta sotto il controllo consolidato della criminalità organizzata, un dato che emerge chiaramente dalla rappresentazione aggiornata della Direzione investigativa antimafia. Non si tratta di una totale assenza di illegalità nelle restanti zone, ma piuttosto della mancanza di evidenze investigative e giudiziarie che attestino un controllo mafioso riconosciuto secondo le modalità associative previste dal codice penale.

L’asse criminale si sviluppa da nord a sud-ovest, coinvolgendo pesantemente l’area settentrionale della provincia, la zona centrale, il basso Salento ionico e parte del Capo di Leuca. Tra i comuni citati figurano Taviano, Melissano, Racale, Alliste e Taurisano, con propaggini anche nell’area di Presicce-Acquarica del Capo. La geografia del potere mafioso mostra quindi un’estensione capillare e ramificata, confermando un radicamento storico e strutturato.

I clan della Scu non operano più solo nell’ambito della droga, ma hanno ormai raggiunto un livello di infiltrazione economica significativo, inserendosi nei circuiti legali e nell’imprenditoria locale. L’analisi della Dia mette in luce una diplomazia interna tra le consorterie, con equilibri negoziati e territori spartiti in base a logiche di convenienza e gestione del rischio.

L’innovazione grafica del report rappresenta un passo avanti nella comunicazione istituzionale sul fenomeno mafioso, fornendo al cittadino e agli addetti ai lavori uno strumento immediato per comprendere la distribuzione del potere criminale sul territorio. Il documento invita implicitamente a non abbassare la guardia, poiché anche le aree “non colorate” della mappa potrebbero celare dinamiche criminali ancora non emerse o non formalmente inquadrate.

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