È stato condannato a un anno e otto mesi di reclusione Vito Grassi, evaso dal carcere di Lecce il 14 settembre 2024. La sentenza è stata pronunciata dal giudice per l’udienza preliminare Marcello Rizzo, al termine del processo svolto con rito abbreviato. L’uomo, già detenuto, si era sottratto alla sorveglianza nel Reparto di osservazione psichiatrica del penitenziario di Borgo San Nicola, un’area esterna rispetto alle sezioni detentive tradizionali.
L’allarme era scattato immediatamente dopo la scoperta dell’assenza del detenuto dalla propria sezione. L’ultima immagine disponibile dalle telecamere di sorveglianza lo mostrava ancora nella zona dell’intercinta, prima della sua scomparsa. Le autorità ipotizzano che la fuga sia stata agevolata dalla complicità di uno o più soggetti esterni.
Dieci giorni dopo la fuga, Grassi è stato localizzato e arrestato in una masseria abbandonata nelle campagne di Grumo Appula, sempre in provincia di Bari. Con lui si trovava anche la moglie, che aveva fatto perdere le proprie tracce subito dopo l’evasione del marito. Le circostanze del ritrovamento hanno rafforzato l’ipotesi di un piano di fuga premeditato, organizzato in complicità con persone esterne all’istituto penitenziario.
Nel carcere leccese Grassi era conosciuto come un soggetto problematico e incline alla ribellione, secondo quanto emerso dagli ambienti penitenziari. Al momento della fuga, stava scontando una condanna definitiva per rapina a mano armata. La sua evasione aveva generato notevole allarme, anche per le modalità in cui era avvenuta, e aveva richiesto l’impiego di ingenti risorse per il suo rintracciamento.