Si dichiara innocente Ubaldo Leo, il 60enne condannato nell’operazione “Eclissi”

Durante l'interrogatorio, Leo ha negato le accuse di estorsione e incendio aggravato da metodo mafioso

Tar

Ubaldo Leo, un 60enne originario di Lecce, ha fermamente respinto le nuove accuse che lo hanno condotto nuovamente in carcere quattro giorni fa. Già condannato nel 2020 a 18 anni e mezzo di reclusione nell’ambito dell’operazione antimafia “Eclissi”, ora è accusato di estorsione e danneggiamento seguito da incendio, aggravati dall’utilizzo del metodo mafioso.

L’interrogatorio di garanzia si è svolto questa mattina davanti al giudice Alcide Maritati, che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare. Leo, assistito dal suo avvocato difensore Raffaele Benfatto, ha contestato le accuse, affermando di non avere responsabilità nei fatti che gli vengono imputati. Durante l’incontro, alla presenza della sostituta procuratrice della Direzione distrettuale antimafia (DDA) Giovanna Cannarile, Leo ha espresso incredulità e dolore, dichiarando di non riuscire a comprendere come un suo caro amico, con il quale aveva avuto rapporti stretti per oltre dodici anni, potesse essere colui che lo ha denunciato.

L’accusa principale che pesa su Leo riguarda una presunta estorsione nei confronti di un imprenditore del settore del noleggio con conducente. Secondo la denuncia della vittima, Leo lo avrebbe minacciato chiedendo 10.000 euro per poter continuare a lavorare a Lecce, altrimenti sarebbero seguiti ulteriori incendi. In seguito al mancato pagamento, sarebbe infatti avvenuto un altro incendio. Tuttavia, Leo ha negato categoricamente queste affermazioni.

La presenza di Leo vicino alla casa della vittima, immortalata dalle telecamere di sorveglianza, è stata giustificata dall’imputato come una semplice coincidenza. Egli ha spiegato che frequentava abitualmente un bar nelle vicinanze, dove la sua compagna lavorava, e che non era coinvolto in nessuna attività illecita.

Nei prossimi giorni, il legale di Leo potrebbe valutare la possibilità di richiedere la revoca della misura cautelare. Il caso rimane aperto, mentre proseguono le indagini coordinate dalla DDA e dalla squadra mobile di Lecce per verificare la veridicità delle dichiarazioni di entrambe le parti.

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