Suprematismo e terrorismo nero: smantellata rete estremista

Operazione della Digos porta all’arresto di 12 individui, tra cui un tenore 76enne e un minorenne. Sotto accusa piani eversivi, propaganda razzista e presunti contatti con gruppi islamici

Un’inchiesta condotta dal tribunale di Bologna ha portato alla luce un inquietante sodalizio suprematista e neonazista. Dodici persone sono finite in carcere, tra cui il noto tenore 76enne Giuseppe “Joe” Fallisi e un 15enne, accusati di far parte di una rete organizzata con finalità terroristiche e istigazione all’odio razziale. Tra i piani discussi anche un possibile attentato contro la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Secondo gli investigatori, il gruppo operava principalmente tramite applicazioni di messaggistica istantanea, diffondendo idee razziste, antisemite e omofobe. Venivano indottrinati giovani e anziani con una narrativa aberrante, tra cui il negazionismo dell’Olocausto e la supremazia della razza ariana. Per gli adepti, il popolo ebraico era considerato responsabile di ogni male, e le teorie complottiste venivano propagate con l’obiettivo di reclutare nuovi membri.

Giuseppe “Joe” Fallisi, un tempo amico dell’anarchico Pino Pinelli, rappresenta uno dei personaggi chiave dell’indagine. La sua storia evidenzia un drammatico cambiamento: da artista impegnato politicamente a promotore di teorie suprematiste. La sua abitazione a Ostuni è stata perquisita, e i dispositivi elettronici sequestrati sono ritenuti strumenti di propaganda.

Dall’altro lato, il coinvolgimento di un ragazzo minorenne solleva ulteriori preoccupazioni. Il giovane, definito dagli inquirenti come una figura dalla personalità “allarmante”, era attivo nella diffusione di messaggi carichi di odio. Nei suoi scambi con altri membri del gruppo, veniva chiamato “soldato di una nuova alba” e spinto a identificarsi come una “camicia nera”, un riferimento diretto all’ideologia fascista.

Il gruppo si presentava inizialmente con un approccio moderato per reclutare nuovi membri, per poi svelare gradualmente il lato più feroce. Sotto il nome “Divisione Nuova Alba”, si vantavano di avere contatti con presunti terroristi islamici e distribuivano vademecum su come portare avanti azioni eversive. La visione distorta della biologia umana e della storia era il fulcro della loro narrativa, mentre le armi, seppur assenti fisicamente, erano sostituite da una potente macchina di propaganda digitale.

Gli arrestati devono rispondere di accuse gravissime, tra cui associazione con finalità di terrorismo e istigazione all’odio razziale, etnico e religioso.

 

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