“Droga, noi parroci di una città dove il silenzio è infernale”

La lettera aperta di due sacerdoti a don Dario Donateo, parroco di Alliste, dopo la sua denuncia contro questa piaga e l'indifferenza

droga

Droga, una piaga in molte realtà del Salento. Che pure sta diventando normalità tra la popolazione. Ecco perché parlano di “silenzio infernale”, di fronte ai “venditori di morte”, i parroci don Gionatan e don Biagio nella lettera aperta che hanno scritto a don Dario Donateo, parroco di Alliste, dopo il suo grido di allarme.

Ecco qui il testo integrale:

VIVIAMO NELLO STESSO SILENZIO INFERNALE
Lettera aperta a don Dario Donateo, parroco di Alliste

Caro don Dario,
abbiamo seguito con profonda partecipazione il tuo grido di fronte al dramma della morte di una persona della tua comunità per overdose e, soprattutto, davanti al dramma del silenzio che regna sovrano difronte ai venditori di morte e alle conseguenze che la droga porta con sé nella vita di molti e nelle famiglie!
Vogliamo dirti che ti capiamo. Anche noi viviamo nello stesso silenzio infernale.
Taurisano muore di droga e il silenzio è l’unica lingua omertosa e spesso rassegnata che serpeggia diabolica tra le sue case e tra la sua gente.

Anche qui i venditori di morte non smettono di seminare inferno. Lo seminano alla luce dei lampioni, incappucciati, mentre furtivamente incassano i soldi e fanno scivolare la dose nella mano del consumatore prigioniero del vortice di morte.
Anche qui ci sono angoli di città che se li attraversi senti l’aria tersa di profumi che mentre bruciano iniziano a bruciare la vita. Ma qui difronte a certe cose la risposta è che è “normale” la cannabis e poi che questa città non è diversa dalle altre! E quindi… silenzio!
Anche qui nelle case si sente urlare e sbattere e la violenza dei figli verso i genitori per ottenere i soldi per comprare la dose sta diventando all’ordine del giorno. E le famiglie si vergognano ancora di farsi aiutare. E preferiscono i lividi sul corpo piuttosto che una via di uscita che, seppur dolorosa, è l’unica che può aprire prospettive di luce. E c’è chi queste grida le sente, ma “che ci possiamo fare?”… E quindi… silenzio!
Anche qui la sostanza bianca imprigiona la vita di molti e addormenta in modo definitivo i sogni di felicità e di futuro! Ma tutto sembra non cadere nei primi punti all’ordine del giorno delle nostre attività sociali e istituzionali se dopo un femminicidio si era detto di istituire un tavolo permanente delle istituzioni sui problemi sociali che flagellano la città e, dopo un anno, l’unico appello che si è sentito è… silenzio!
Caro don Dario, la questione seria è la coscienza silente dei credenti che scelgono l’atteggiamento nascosto e fuggente, direi quasi vigliacco, dei discepoli mentre il Cristo saliva il calvario con sulle spalle la croce. Mentre la storia chiede alle nostre coscienze di metterci sulla strada per metterci la faccia e le mani e vivere la nostra responsabilità a divenire Cirenei di Speranza per la nostra gente e iniziare ad aprire strade di liberazione per chi vive imprigionato dalla droga e oppresso dalle sue conseguenze!
Grazie, don Dario, per avere risvegliato in noi la responsabilità evangelica ad essere “sale della terra e luce del mondo”!

(foto allegata alla lettera aperta postata sui social della parrocchia di Taurisano)

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