L’uso illecito di cellulari all’interno del carcere di Lecce ha portato all’iscrizione di 23 persone nel registro degli indagati, con l’accusa di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti. L’indagine, coordinata dalla pm Simona Rizzo, ha evidenziato un sistema di comunicazione non autorizzata all’interno della struttura penitenziaria, con un numero elevato di telefonate effettuate in un breve periodo di tempo.
Uno dei casi più eclatanti riguarda un detenuto, A.P.T., che tra novembre e dicembre 2023 ha utilizzato il telefono intestato alla fidanzata per effettuare fino a 3mila chiamate. Un altro detenuto, identificato come G.S. e originario di Racale, avrebbe effettuato oltre 700 telefonate. Le forze dell’ordine hanno sequestrato quattro dispositivi mobili, utilizzati per bypassare i controlli e mantenere contatti con l’esterno.
Gli indagati sono assistiti da un ampio collegio difensivo composto dagli avvocati Luigi Boselli, Andrea Melpignano, Antonio Paglialunga, Alessandra Bleve, Salvatore Rollo, Antonio Palumbo, Alberto Ghezzi, Angelo Di Benedetto, Ettore Censano, Giovanni Valentini, Tony Indino, Alfonso Amorese, Simona Mancini, Carlo Brigida, Alessandro Faggiani, Pietro Davide De Paola, Aldo Di Tommaso, Domenico Bavaro, Dario Budano, Angela Noviello e Luca Martella.
L’inchiesta ha acceso i riflettori sul fenomeno della comunicazione clandestina all’interno degli istituti penitenziari, una problematica sempre più diffusa nonostante i controlli delle autorità. L’uso di telefoni cellulari in carcere rappresenta una violazione grave, poiché può facilitare attività illecite e compromettere la sicurezza della struttura.
La magistratura dovrà ora valutare le responsabilità individuali di ciascun indagato, mentre le indagini potrebbero portare a ulteriori sviluppi.