Condanna confermata per i genitori di Lucio Marzo per diffamazione aggravata

La Corte d’Appello di Lecce ribadisce le responsabilità di Biagio Marzo e Rizzelli Rocchetta per le gravi offese rivolte alla memoria di Noemi Durini

La Corte d’Appello di Lecce ha confermato la condanna per diffamazione aggravata e continuata a mezzo stampa nei confronti di Biagio Marzo e Rizzelli Rocchetta, genitori di Lucio Marzo, il giovane condannato per l’omicidio della fidanzata sedicenne Noemi Durini. Con la sentenza n. 1024/21, già emessa dal Tribunale di primo grado il 28 giugno 2021, i due imputati erano stati ritenuti colpevoli di aver offeso ripetutamente la reputazione della giovane vittima attraverso dichiarazioni pubbliche rilasciate a trasmissioni televisive nazionali.

La vicenda giudiziaria prende avvio nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa di Noemi, quando i genitori dell’assassino iniziano a rilasciare interviste, accusando la ragazza e la sua famiglia con affermazioni gravemente lesive e prive di fondamento.

In particolare, la Corte ha evidenziato come, anche dopo la confessione del figlio, Biagio Marzo e Rizzelli Rocchetta abbiano proseguito nel diffondere una narrazione calunniosa, accusando Noemi di comportamenti violenti e devianti, senza che tali affermazioni trovassero alcun riscontro nelle indagini giudiziarie.

La sentenza prevede un anno di reclusione per Biagio Marzo e sei mesi per Rizzelli Rocchetta, riconoscendo la responsabilità piena dei due imputati nel diffondere, con ostinazione e continuità, un messaggio diffamatorio e denigratorio. Secondo i giudici, non sussistono elementi per giustificare le affermazioni degli imputati, i quali, contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, parteciparono volontariamente alle trasmissioni televisive, aprendo le porte delle loro case ai giornalisti e intervenendo in diretta, senza alcuna forzatura.

La Corte ha inoltre rigettato la tesi difensiva secondo cui la pressione mediatica avrebbe influenzato i comportamenti dei genitori, sottolineando come gli stessi fossero protagonisti attivi del racconto distorto e non vittime di un accanimento giornalistico. Le immagini e i video acquisiti nel corso del primo grado di giudizio hanno dimostrato la piena consapevolezza e volontà dei due di partecipare alle trasmissioni.

Con la sentenza d’appello del 31 marzo 2025 si conclude dunque un lungo iter processuale, che rafforza la tutela della memoria di Noemi Durini, restituendole dignità agli occhi dell’opinione pubblica e riaffermando i principi di responsabilità nella comunicazione mediatica.

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