Incentivi volumetrici a Lecce: scontro in commissione urbanistica

La proposta di delibera accende il dibattito politico: esclusioni giudicate arbitrarie, mentre si attende il voto finale

comune lecce

La proposta di delibera sugli incentivi volumetrici ha debuttato ufficialmente nella Commissione Urbanistica di Lecce, portando con sé un acceso confronto tra maggioranza e opposizione. Il provvedimento, che applica la legge regionale 36/2023, punta a favorire la riqualificazione degli immobili degradati, offrendo ai proprietari un incremento di cubatura come leva per ristrutturare o ricostruire.

Le previsioni normative sono chiare: si potrà ottenere un aumento del 20% della volumetria per ampliamenti residenziali, con un limite di 300 metri cubi (200 per le zone agricole). Per chi decide di demolire e ricostruire un edificio esistente, l’incentivo sale al 35% della volumetria, come spiegato dal dirigente comunale Maurizio Guido. Tuttavia, l’aumento non è gratuito: i beneficiari dovranno versare al Comune i costi relativi agli standard urbanistici, come monetizzazione di parcheggi o aree verdi non realizzate.

L’assessore Gianpaolo Scorrano ha illustrato l’applicazione del piano, che coinvolge gran parte delle zone B, C ed E del vigente Piano regolatore generale, ma esclude gli edifici costruiti prima del 1950, le zone industriali e artigianali (D e F), e aree centrali come Piazza Mazzini. Proprio su queste esclusioni si concentra l’attacco della minoranza. I consiglieri De Matteis, Gnoni, Occhineri, Fiore e Marco De Matteis denunciano “una selezione discrezionale e priva di trasparenza”, contraria a quanto promesso in Consiglio, dove si era parlato di una copertura integrale dell’intero territorio comunale.

Secondo i consiglieri, molti immobili non vincolati sono stati esclusi senza una motivazione oggettiva, compresi quelli ritenuti di pregio senza criteri ufficiali. Contestano anche l’eliminazione di alcune zone agricole (E), nonostante queste fossero inizialmente comprese nell’ordine del giorno approvato.

Scorrano ha replicato difendendo le scelte dell’amministrazione: “Le esclusioni si basano sui criteri del PUG di Salvemini, che individuava immobili meritevoli di tutela”. Ma la replica non ha convinto la minoranza, che ha ricordato come quel piano non sia mai stato adottato né discusso ufficialmente.

Sul piano tecnico, il dirigente Guido ha chiuso i lavori chiarendo che le esclusioni si fondano su studi urbanistici condotti negli ultimi 20 anni, pensati per garantire l’equilibrio paesaggistico e l’armonia architettonica dei quartieri coinvolti. Tuttavia, la tensione resta alta: le opposizioni chiedono un passo indietro e l’inclusione delle aree escluse, in particolare per gli edifici già regolarmente edificati in zona agricola.

Ora la proposta proseguirà il suo iter istituzionale, con il voto in Commissione previsto nelle prossime settimane, prima dell’approdo definitivo in Consiglio comunale. Il dibattito è destinato a proseguire, con la questione della discrezionalità urbanistica al centro dello scontro politico.

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