Giovedì 27 giugno, il giudice per le indagini preliminari Marcello Rizzo ha confermato l’arresto di Giuseppe Proce, un giovane di 23 anni di Racale, con l’accusa di tentato omicidio aggravato da motivi abietti. Proce ha spiegato di aver agito dopo essersi sentito umiliato dalle confidenze di un amico sui comportamenti della sua ragazza. La violenza è avvenuta con due coltelli da pesca, di 19 e 21 centimetri, che il giovane aveva in macchina.
Il racconto degli eventi è drammatico: Proce ha incontrato la fidanzata e amici per guardare la partita Italia-Croazia. Dopo averla riaccompagnata a casa, infuriato dalle parole dell’amico, è tornato a casa della ragazza, inizialmente minacciandola e aggredendola verbalmente. Dopo una prima visita minacciosa, è ritornato armato di coltelli, colpendo gravemente la giovane al braccio e al collo. Solo l’intervento del fratello della ragazza ha evitato che l’aggressione si trasformasse in omicidio.
Durante l’udienza, Proce ha dichiarato di essere pentito e di non essersi reso conto della gravità delle sue azioni. Ha chiesto informazioni sulla salute della fidanzata, affermando di non essersi accorto di averla accoltellata. Come se questo bastasse per giustificare il folle gesto. Il pm Alessandro Prontera ha partecipato all’udienza per esaminare direttamente il comportamento dell’amico di Proce, presente durante l’aggressione. Proce ha negato il coinvolgimento di altre persone, in contrasto con le testimonianze della madre e del fratello della vittima.
La difesa, rappresentata dall’avvocata Alessandra Viterbo, ha richiesto i domiciliari con braccialetto elettronico. Tuttavia, il giudice ha ritenuto necessaria la custodia cautelare in carcere, descrivendo Proce come un individuo irascibile e privo di autocontrollo, incline alla violenza. La situazione della giovane aggredita è in miglioramento: trasferita in reparto, non è più in pericolo di vita.
Secondo uomo coinvolto nell’accoltellamento della giovane di Racale