In Puglia il 16% dei nuovi ingressi nel mondo del lavoro si prevede essere di personale immigrato. Tra le percentuali più basse in Italia, poco sopra Calabria (15,1%), Basilicata (15,0%), Sicilia (14,5%), Molise (14,3%) e Sardegna (13,5%), con in particolare il Molise ancora al penultimo posto in graduatoria nonostante il maggior incremento relativo di assunzioni di immigrati previste tra il 2019 e il 2023 fra tutte le regioni d’Italia.
Percentuali sopra al 21% si registrano invece in Lombardia (21,6%), Veneto ed Emilia-Romagna. Il quarto posto, con una quota del 20,7%, è occupato dal Trentino-Alto Adige, mentre il Lazio scivola a metà graduatoria con un’incidenza del 17,9%, inferiore sia a quella media nazionale (19,2%), sia a quella del Centro Italia (18,4%).
Percentuali leggermente più elevate si registrano invece in Piemonte (20,5%), Liguria (pure 20,5%), Friuli-Venezia Giulia (20,2%), Umbria (19,9%), Toscana (19,2%) e Valle d’Aosta (18,8%). A seguire si collocano invece Marche (17,6%), Campania (17,3%), Abruzzo (17,3%), che precede la Puglia.
Il quadro emerge dall’indagine del Sistema Informativo Excelsior, curato da Unioncamere e Anpal (Agenzia nazionale politiche attive del lavoro), dal titolo “Lavoratori immigrati – I fabbisogni professionali e formativi”, elaborato dall’Ufficio studi della Camera di commercio dell’Umbria. Che rileva come le otto regioni del Mezzogiorno d’Italia siano precisamente le ultime otto per incidenza di personale immigrato sulla domanda di lavoro delle imprese nel 2023, con inoltre le due insulari Sardegna e Sicilia all’ultimo e al terzultimo posto assoluto, mentre le due regioni esattamente confinanti con il Mezzogiorno a Nord (Lazio e Marche) si collocano al nono e decimo posto partendo dal basso.
In generale, inoltre, nel 2023 non emerge un forte legame tra assunzioni di immigrati e difficoltà di reperimento del personale.