Così l’andamento delle offerte di lavoro in Puglia fino al 2028

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In Puglia nel quinquennio 2024-2028 il rapporto medio annuo tra fabbisogni e stock di occupati sarà del 3,2%, tra i più bassi in Italia. E’ invece la Sardegna, con un aumento medio-annuo del 4,1%, la prima regione italiana in cui lo stock occupazionale crescerà di più nel quinquennio 2024-2028. Al secondo posto l’Umbria, con +4% (62mila 200 avviamenti). Il quintetto di testa è completato da Trentino Alto Adige (+3,8%, per un totale di 101mila 200 avviamenti previsti), Sicilia (+3,8%, 255mila avviamenti totali 2024-2028) e Campania (+3,7%, 312mila 300 avviamenti).

A livello di numeri assoluti, a determinare oltre il 18% dell’intero fabbisogno nazionale dello scenario positivo è la Lombardia – con un fabbisogno atteso di 709mila occupati – seguita dal Lazio (391mila unità, pari al 10,1% del totale), dal Veneto (326mila unità, 8,4%), dall’Emilia-Romagna (325mila unità, 8,4%) e dalla Campania (312mila unità, 8,1%).

È quanto emerge dall’aggiornamento del report sulle “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2024-2028)”, elaborato nell’ambito del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Complessivamente, in Italia ammonta a 3milioni e 853mila il numero delle assunzioni previste per il quinquennio 2024-2028, con una crescita media annua – quindi per ogni anno del quinquennio – del 3,3%.

Sulle previsioni incide per lo più l’effetto positivo atteso dall’utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che, nel caso di piena realizzazione degli investimenti, si stima possa attivare nel complesso in Italia circa 970mila occupati (ossia il 25,2% degli avviamenti al lavoro previsti nel Paese), considerando sia gli effetti diretti che indiretti e sull’indotto. Le filiere maggiormente beneficiate saranno “finanza e consulenza” (con il 23% dell’impatto occupazionale complessivo del PNRR), “commercio e turismo” (21%), “formazione e cultura” (12%), “costruzioni e infrastrutture” e “altri servizi pubblici e privati” (entrambe con il 10%).

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