Tra il gennaio 2017 e il giugno 2020, ventitré persone furono accusate di aver acquistato abbonamenti pirata per la visione in streaming di contenuti a pagamento protetti da diritto d’autore di grandi società come Mediaset Premium, Sky, Dazn e Disney Channel. Di questi, nove, che non avevano optato per riti alternativi, sono stati recentemente assolti dal Tribunale di Lecce con la motivazione che “il fatto non è previsto dalla legge come reato”.
Dettagli e sviluppi legali nel processo
La giudice Bianca Maria Todaro della seconda sezione penale ha accettato l’argomentazione della difesa, che faceva riferimento a una sentenza della Corte di Cassazione del 2005, stabilendo che la violazione era di natura amministrativa. Inoltre, ha specificato che l’acquisto di tali servizi per uso personale implica solo sanzioni amministrative — in questo caso una multa di 154 euro, riducibili se pagata entro sessanta giorni dalla contestazione — escludendo la possibilità di configurare la condotta come reato di ricettazione.
Implicazioni per gli altri imputati e il futuro del caso
La decisione della giudice Todaro suggerisce un possibile esito simile per gli altri imputati che hanno scelto il processo abbreviato, la cui udienza è stata fissata per il 12 novembre. La parte civile, Rti Spa, che rappresenta gli interessi di Mediaset Premium, aveva richiesto un risarcimento di 80.000 euro, dimostrando l’alta posta in gioco in termini finanziari.