La giudice per le indagini preliminari (gip) Giulia Proto ha disposto una perizia psichiatrica per accertare le condizioni di Albano Galati, l’uomo che ha ucciso la moglie Aneta Danelczyk con oltre venti coltellate lo scorso 16 marzo. La perizia, che sarà conferita a Roberto Catanesi, professore di psicopatologia forense presso la Facoltà di medicina e chirurgia di Bari, è un passo decisivo nell’inchiesta coordinata dalla pm Giorgia Villa. Questo approfondimento è stato richiesto dagli avvocati di Galati, Davide Micaletto e Luca Puce, che hanno presentato una consulenza di parte firmata dallo psichiatra Elio Serra.
Durante i colloqui in carcere, Galati avrebbe manifestato amnesie riguardo all’omicidio e al tentativo di suicidio, indicando un possibile stato dissociativo. Secondo lo psichiatra di parte, Galati potrebbe aver agito in uno stato di incoscienza parziale, non avendo piena consapevolezza delle sue azioni durante l’aggressione. Questo stato mentale potrebbe aver compromesso la sua capacità di intendere e di volere al momento del crimine. Inoltre, Galati era in cura presso il Centro di Igiene Mentale (Cim) già dal 2011, un fattore che ha contribuito alla decisione della giudice di approfondire le sue condizioni psichiche.
La perizia psichiatrica rappresenta un passaggio fondamentale per l’inchiesta. Se la perizia dovesse confermare una totale incapacità di intendere e di volere, Galati potrebbe essere prosciolto. In caso di seminfermità, invece, potrebbe ottenere uno sconto di pena e l’attenuante prevalente sull’aggravante contestata, ossia l’omicidio della moglie. La gip Proto, su sollecitazione della pm Villa, ha espresso anche la necessità di valutare la pericolosità sociale di Galati, il che potrebbe portare a un suo eventuale internamento in una Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems).
Il giorno dell’omicidio, Galati ha ferito mortalmente la moglie Aneta con un taglierino e un coltello da cucina di 18 centimetri, per poi aggredire anche una vicina, che è rimasta ferita di striscio. Dopo il delitto, Galati si è recato in un bar a bere whisky e, una volta identificato e condotto in Commissariato, ha dichiarato di non ricordare nulla dell’accaduto. Le indagini includono anche l’analisi di telefonate e messaggi tra Galati e la vittima per verificare se l’uomo avesse minacciato la moglie nei giorni precedenti all’omicidio, con l’obiettivo di contestare eventualmente l’aggravante della premeditazione.
In attesa di giustizia ci sono anche i figli della coppia, assistiti dall’avvocata Francesca Conte.
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Capacità di intendere e di volere nel caso dell’omicidio di Aneta Danelczyk